lunedì 24 settembre 2012

L'eco degli ECO.

Ogni tanto capita di scoraggiarmi e perdere l'entusiasmo per un' idea partorita. Questo blog ne è la prova. D'altro canto cerco sempre di ricordarmi che sognare è lecito, se non addirittura doveroso, e che seppure una strada intrapresa possa essere difficile, è necessario non perdere di vista la prima idea, il primo pensiero, la miccia dalla quale si è dato inizio ad un' impresa...grande o piccola che sia.
Non è il caso che spenda ulteriori parole a riguardo, se non per dire che non ho mai smesso di cercare risposte ai miei innumerevoli perché.

Lascio i preamboli e comincio questo paragrafo con un argomento che è "assai" di moda, assai rumoroso, assai mastodontico eppure assai incontrastato.
La parola ECO ha preso piede quanto il comunissimo cognome italiano Rossi (sig.Rossi, per la precisazione) ed anzi, è riuscita ad integrarsi perfettamente con altri termini creando spesso e volentieri un binomio foneticamente "gradevole" alle orecchie di molti...troppi. Tanto per intenderci: anche la mia lavatrice ha a che fare con ECO.
Tra tutti i binomi, però, ce n'è uno di cui vorrei sollevare l'attenzione: ECOMAFIA.
Certo che questo "ECO" è proprio da per tutto! Che vi piaccia o meno la parola ECO o la parola mafia, poco ha importanza. D'altro canto l'ECOchic di una famosa casa automobilistica la conosciamo bene e francamente ha un non so che di ridicolo, eppure quella "ecoscik" per molti di noi è la propria vettura.
Ciò che è nascosto dietro a quel termine è ciò di cui dobbiamo prendere conoscenza e coscienza, che si tratti di una lavatrice o che si tratti di una macchina o che si tratti di una deturpazione.
E per comprendere meglio ciò di cui vi ho accennato,(ecomafia e non della mia ecolavatrice, sia ben chiaro!) vi riporto del materiale per farvi una propria opinione in merito:
qui l'introduzione del libro Dark economy di Antonio Cianciullo ed Enrico Fontana.
- e qui il documentario Biùtiful cauntri realizzato da Esmeralda Calabria, Peppe Ruggiero e Andrea D'Ambrosio sul tema emergenza rifiuti in Campania.

C'è un eco che non ha a che fare con la moda e non si accosta ad una parola: è l'eco delle vicende, del significato delle cose...l'eco del mondo che comincia a rivoltarsi contro gli scempi.

sabato 24 dicembre 2011

Bisogna avere il coraggio di essere felici.

"Perchè a volte ci vuole il CORAGGIO di essere davvero FELICI, di raccogliere un momento ordinario e trasformarlo in epico. Ci vuol coraggio a ridere di gusto di fronte a questa vita, ci vuole forza per scartare il negativo e portar dentro solo il meglio, conservare solo l’essenza della gioia. [...]
E quel coraggio ce l’abbiamo dentro, è tutta una questione di SCELTA!"
(Anton Vanligt - Mai troppo folle-)

Riporto questo pezzo per augurare a tutti la riscoperta della felicità, affinchè il Natale rappresenti un punto di inizio per questa impresa. Affinchè il Natale, per chi ha fede e chi non l'ha, rappresenti l'occasione per unirsi al prossimo. Affinchè il Natale non sia una corsa sfrenata verso uno sterile consumismo. Affinchè il Natale possa essere ogni giorno nel vostro spirito, nel mio spirito.

Buon Natale.

martedì 22 novembre 2011

Il telefono senza fili

Durante alcune letture a giornali di settore, quotidiani e riviste, STRANAMENTE mi è tornato per la mente il gioco del telefono senza fili e quanto fosse entusiasmante "comunicare" la propria boiata a costo di non riferire la parola fatta partire dal primo partecipante al gioco.
Il tema della comunicazione, molto in voga di questi tempi (e aggiungerei redditizio), può essere definito sotto due ottiche:

- da parte di chi legge, ovvero il destinatario
- da parte di chi riporta, ovvero l'intermediario

Ho volutamente tralasciato la figura del mittente perchè nonostante sia la figura più importante sulla quale focalizzare l'attenzione per ciò che realmente dice, fa e trasmette, spesso viene offuscato e la sua vera natura distorta al fine di trarne un proprio vantaggio da parte di chi ha il compito di riportare quanto trasmesso.
Ho utilizzato dei termini per definire dei ruoli ma capirete anche voi che il "mandante" ( fonte, chiamatelo come volete) può avere l'aspetto di un fenomeno, un evento, un oggetto.

Per questa volta voglio riportarvi un esempio, mostrandovi due articoli pubblicati da due differenti canali di informazione:

- il primo proviene da il Venerdì de la Repubblica, appartenente quindi ad un quotidiano;




- il secondo proviene da una rivista settimanale di settore, ovvero L'infomatore Agrario.


La frase chiave per entrambi gli articoli è GIORNATA EUROPEA CONTRO LO SPRECO, tenutasi a Bologna il 15 ottobre scorso. Dello spreco di cosa? Leggete.

Mi risparmierò di fare un' analisi personale in quanto, più che un paragone tra due articoli, in questo post vorrei  riportare un "botta e risposta" tra due diverse fonti di comunicazione, differenti per: modalità di fare e dare le notizie, target di lettori, competenze degli autori degli articoli, specificità dei temi.


Il telefono senza fili riparte da qui... fate finta che vi abbia sussurrato all'orecchio che il prossimo argomento che tratteremo, guarda un pò, sarà legato alla parola spreco.
Non barate! ;)

mercoledì 26 ottobre 2011

Back to the start.

Ammetto che "l'ispirazione" al tema di questo post è nata da una canzone ascoltata in radio; dunque, interessata dall'autore della cover, ho fatto una ricerchina e sono arrivata a questo video.
Interesse per la canzone a parte, ho trovato il clip gradevole e di forte impatto. 
Il messaggio è ben chiaro: Back to the start, fare un passo indietro per riuscire ad andare avanti nella maniera più sostenibile. Messaggio fantastico, animazione "tenera"... insomma, una trovata ben riuscita.
Il "mandante" per la realizzazione di questo cortometraggio è la compagnia Chipotle, conosciuta sul mercato con la catena di fast food Chipotle Mexican Grill
Qual'è la correlazione?


Provo a fare anche io un "passo indietro": CSR
CSR è l'acronimo di Corporate Social Responsibility o Responsabilità sociale d'impresa, con la quale si intende l' adozione di un comportamento etico da parte di un' impresa; quindi una sensibilizzazione verso le problematiche sociali ed ambientali prettamente collegate al modello d'impresa.
La responsabilità sociale di impresa è attuata da molte medie e grosse imprese e per citarne una paio nostrane: Lavazza e Coop.
Il messaggio, dunque, viene proposto sotto forma di vere campagne di marketing cercando da parte dell'impresa, di essere credibile agli occhi del consumatore il quale è sempre più attento alle tematiche sociali.

Nel caso della Chipotle, l'iniziativa di rappresentare un modello etico di impresa è rappresentata dalla Chipotle Cultivate fondation, un'iniziativa con la quale si impegna a fornire un prodotto più sostenibile, sano mediante i principi ed i mezzi qui riportati.


Per approfondire il discorso CSR e delle certificazioni che ne conseguono, non basterebbe un post. Ad ogni modo, un primo passo per conoscere meglio ciò di cui ho trattato è leggere quanto riportato da Wikipedia sulla Responsabilità Sociale d' Impresa. (il contenuto è attendibile)
Il secondo passo, molto più importante e concreto, è quello di guardarsi attorno: sono sicura che anche a voi, ora, vengono in mente degli esempi di campagne "buone" e delle imprese che le propongono. Date un'occhiata ai loro siti web, guardate le informazioni delle confezioni, le immagini, i colori...


In merito alle reali intenzioni delle imprese, non credo di poter approfondire l'argomento; mi piace pensare immaginando sempre di avere a che fare con una vecchia bilancia a pesi, cercando di mantenere un bilanciamento delle informazioni e delle mie interpretazioni. Per cui, al di là di questo e ricollegandomi al video della canzone che mi piace, indistintamente dall'impresa, CSR ecc, mi auguro che ognuno di noi possa fare quel passo indietro... per prendere una gran rincorsa ed essere così pronti a proiettarci in avanti verso un futuro migliore, assolutamente prossimo.

martedì 11 ottobre 2011

chi semina cemento... raccoglie più nulla.

Quotidianamente siamo partecipi dei continui cambiamenti dell’ambiente a noi circostante; spesso, però, occorre guardare con occhio critico gli avvenimenti, le cause... e chiedersi “perchè?”.
Indistintamente da ogni rumore creato da fazioni ambientaliste, organizzazioni no profit e simili, credo sia piuttosto palese osservare come "il cemento" si stia espandendo in maniera smisurata.
Non scrivo per urlare slogan o per rivendicare particolari diritti, se non quello di preservare il patrimonio che ci è stato concesso e garantirlo alle generazioni future: a quelli che saranno i miei figli, i vostri figli.

Passo la patata bollente anche a voi e passo e chiudo ultimando che credo molto nel SAVOIR-FAIRE e visto che nessuno è nato imparato,perchè  dovremmo rifiutiarci di apprenderlo? Se non lo apprendiamo ora noi, difficilmente potrà apprenderlo chi nascerà domani.
Oggi, durante la lezione di Arboricoltura, il docente parlando di vocazione ambientale, ci ha lanciato degli input. Sembra quasi l’inizio di un tema che svolgerebbe un bambino delle elementari ed invece è l’inizio di un pensiero, di un input rielaborato, di una persona di quasi 24 anni.
La parola chiave è vocazione ambientale, con la quale si intende l’insieme di determinate condizioni tali da garantire l’adattabilità di una specie o varietà. Agronomicamente parlando, le condizioni (o meglio, i fattori) che si tengono in considerazione per valutare l’ambiente vocato sono:

-suolo
-clima
-genotipo
-tecnica colturale/intervento dell’uomo.
L’aspetto fondamentale sta in una corretta valutazione fatta sulla base di informazioni, dati e studi.

Mi discosto dal concetto agronomico di vocazione ambientale per estendere quanto ho scritto al vivere quotidiano ed in particolare al titolo del post: il cemento si estende sempre di più verso le zone rurali, prendendo anche il posto di terreni fertili. Se non avessimo più terreni fertili su cui coltivare le nostre determinate colture ( le quali variano da zona a zona)?

meno agricoltura= meno risorse=meno tradizione=meno svilppo=meno paesaggio rurale=meno turismo territoriale. (meno tantissime altre cose)

Chi l’ha detto che per andare avanti sia sempre necessario abbattere ciò che è “vecchio”? Perchè non rivalutare ex zone industriali e cementificare laddove c’è già del cemento abbandonato? Perchè i piani regolatori non sono poi così regolatori? Perchè non dare possibilità di fare agricoltura? Perchè vogliamo “magnifiche zone residenziali” che in realtà fanno cagare e che di magnifico hanno solo il prezzo, laddove ci sono rustici da rimettere solamente in sesto?
Le domande sono tante, molte delle quali volutamente ingenue ma siccome questo vuole essere un blog alla portata di TUTTI penso sia doveroso utilizzare anche concetti semplici.



martedì 4 ottobre 2011

il mio "lungo percorso".






L'agricoltura sembra molto semplice quando il tuo aratro è una matita e sei a un migliaio di miglia dal campo di grano. (Dwight David Eisenhower)


Il mio "lungo percorso"... 

mercoledì 30 marzo 2011

La guerra della cacca.


Per non saper né leggere e né scrivere, inizio ad immaginare le conseguenze se tutto il mondo sfruttasse le così dette ENERGIE ALTERNATIVE o RINNOVABILI: battaglie e sanguinose guerre per l'energia eolica; uno scenario drammatico fatto di intere popolazioni che imbracciano pale eoliche portatili e terrorrizzano chiunque ci tenga alla propria messa in piega.
O magari una guerra a suon di pannellate solari sul sedere, sia mai che possa tornare utile per l'odiosa ritenzione idrica.
Se poi ci mettessimo in mezzo anche la guerra dell' energia idrica, le minacce arriverebbero a suon di tuffi acrobatici in dighe azzurrissime e temibilissimi pistoleri truciderebbero i malcapitati con i loro super-mega-ultra liquidator.
Ma, dulcis in fundo, lasciatemi fantasticare su una guerra che batterebbe tutte: la guerra per il biogas. La guerra della cacca. “Rivendichiamo quella cacca! E' nostra!” E allora sarebbe un susseguirsi di attentati: sacchettini per la raccolta degli escrementi dei cani riempiti per bene e lanciati addosso come bombe a mano. Idranti di liquami puntati sulla folla, palle di letame usate per caricare i cannoni e metano in abbondanza per dissetare i carrarmati, gli aerei ed ogni genere di mezzo bellico che necessiti di essere alimentato... e perchè no, per accendere i fornelli e farci tutti insieme un buon caffè.

Ma... un momento! Di chi sarebbe quella cacca? Sapresti riconoscere la tua fra milioni di cacche? E il vento, quello di chi è? Alt! Non respirare la mia aria! Guai a te se mi rubi il raggio solare!
Sarebbe così difficile accettare di non poter monopolizzare qualcosa di cui materialmente non puoi essere proprietario, insomma sarebbe un vero e proprio dispiacere non ricavarci un bel guadagno.

Mi faccio un caffè, mi sveglio... che è meglio.